Voglio vivere viaggiando! Questo il desiderio, nemmeno troppo segreto, di molte persone che hanno il DNA del viaggiatore e si sentono strette dalla morsa della routine casa – ufficio. Quello per diventare un travel blogger o più in generale per vivere viaggiando, non è però un percorso facile. Il primo step è certamente accettare di uscire dalla propria comfort zone ed attivarsi per raggiungere il proprio stile di vita ideale. Prendere la decisione di cambiare vita non equivale però a fare un disperato salto nel buio. Ho parlato di questo argomento con Piernicola De Maria, consulente aziendale, imprenditore ed autore – tra le altre – di Fare ed Efficacia Personale.
Vivere viaggiando
Se ne parla ovunque ormai da tempo ed in molti, che guardano con ammirazione e diciamolo, anche con un po’ di invidia, a travel blogger famosi come Manuela Vitulli o Andrea Petroni, si chiedono se si può davvero vivere viaggiando, come guadagnarsi da vivere viaggiando ed infine come diventare travel blogger o travel influencer.
Come vi ho già raccontato nei miei articoli dedicati al travel blogging, la via per diventare travel blogger non è affatto semplice e veloce come raccontano sedicenti blogger di viaggio, che offrono corsi online che promettono di poter vivere e viaggiare in 15 giorni. Come dico sempre nei miei seminari dedicati alla professione del travel blogger, in un paio di settimane c’è solo l’ampia possibilità di lasciare il proprio lavoro 9-5 per vivere e viaggiare…sotto ad un ponte! 🙂
Piernicola De Maria e l’efficacia personale
Ho deciso di fare una chiacchierata sul tema del vivere viaggiando ed in generale del cambiare vita con Piernicola De Maria, consulente aziendale, esperto di PMI (Piccola e Media Impresa), autore ed imprenditore, creatore della metodologia SìmpNess.
Il primo libro pubblicato da Piernicola De Maria risale al 2012 e si intitola Efficacia Personale – Elementi chiave per uno stile di vita ideale. Oggi questo testo è stato arricchito e lo potrete trovare con il titolo di “Fare“.

Quando Piernicola pubblicò questo libro mi mandò una copia. Chi mi segue sa che nel 2016, su una bianca spiaggia del Messico, ho capito che era arrivato il tempo per me di cambiare vita. Anche se questo fatto era cristallino nella mia mente, avevo un sacco di dubbi, prima di tutti quello legato al fattore economico. Ebbene, in questa fase di cambiamento la lettura del libro “Efficacia Personale”, che a distanza di anni mi trovava ora nel “giusto mood”, mi fu davvero utile a chiarirmi le idee, a vedere le cose da un punto di vista diverso e a fare delle riflessioni, che mi portarono poi a dare le dimissioni ed iniziare una nuova avventura come consulente in comunicazione online e off line e, non ultimo, a mettere online alcuni mesi dopo LeCosmopolite.it, che state leggendo ora.
Vi propongo di seguito l’intervista a Piernicola De Maria, che sono sicura sarà ricca di spunti per chi è ancora fisicamente bloccato nella gabbia d’orata di una comfort zone 9-5, ma con la mente già in viaggio!
Regole per lavorare felici
Perché è importante divertirsi a fare il lavoro che si è scelto?
Ti dico qualcosa che forse non ti aspettate: non è importante divertirsi.
Però te la contestualizzo pure. 😀 Per molte persone divertirsi è una parola che fa pensare ad una serie di emozioni positive, sorrisi, al fare solo cose piacevoli. Obiettivamente nessun lavoro può essere al 100% così in ogni momento. Io adoro il mio lavoro, eppure ci sono molti momenti, tantissimi, nei quali avrei voglia di fare altro.
Quando devo andare dal commercialista, quando devo avere discussioni difficili con i miei collaboratori e potrei andare avanti e farti una lista enorme.
Quello che è importante, quindi, non è divertirsi. È avere un lavoro le cui parti “belle” ci piacciano così tanto da farci facilmente superare quelle che non ci piacciono, e che ci dia la voglia di saltare giù dal letto ogni mattina.
Prendi la professione del travel blogger. Non sei mai impazzita perché non riuscivi a formattare bene un articolo? Immagino di sì. Quello non è divertente. Non è piacevole. Ti stressa, ma lo fai sapendo che è un piccolo ticket per vivere la vita che vuoi nella maggior parte del tempo.
Cambiare vita: come vivere la vita che vuoi
Quali sono, secondo te, gli errori più comuni che le persone commettono nella gestione della loro efficacia personale?
Vivere la vita di altri e non la propria.
Fare un proprio percorso richiede coraggio. Richiede avere amici e famiglia che ti danno dell’imbecille perché lasci il lavoro in banca e vai ad insegnare inglese in Africa o decidi di vivere viaggiando. Richiede il dubbio di non farcela. Richiede di abbandonare ogni sicurezza di un percorso prestabilito e seguire quello che si ritiene giusto.
Insomma, è un attimo tornare nel guscio di sicurezza. Solo che non è sicurezza, è illusione di sicurezza e la si paga molto cara, visto che spesso implica rinunciare ai propri sogni.
Vivere una vita piena
Perché il concetto di responsabilità personale è fondamentale per chi vuole raggiungere lo stile di vita desiderato?
Vedi, Roberta, esistono due tipi di approcci alla vita. Un approccio passivo, che pensa che per ottenere risultati servano fattori esterni che ti aiutano. E quindi che averli o non averli determina il tuo successo o insuccesso.
Un altro approccio attivo, che pensa che non sono necessari, ma aiutano. E semmai averli o meno ha una influenza solo su quanto lavoro devo fare per arrivare dove voglio.
Se non si passa al secondo approccio non si può vivere una vita PIENA. Attenzione, non significa che non possa essere più dura in alcune circostanze. Solo che le circostanze spiacevoli, se le hai, te le devi comunque “ciucciare”. Quindi prendersi la responsabilità dei propri risultati è il primo passo verso il miglioramento della propria situazione.
Siamo reduci da quasi due mesi di blocco economico causato dal Coronavirus. Io ho perso il 50% dei proventi dei miei clienti di consulenza in una settimana, visto che quelli più in difficoltà hanno chiesto di congelare i servizi, eppure non ho lasciato nessuno a casa. Non ho ridotto nessun compenso. Ed Aprile è stato il miglior mese degli ultimi due anni. Magia?
No. Semplicemente ho usato il tempo per pensare a come risolvere la situazione e non a lamentarmi. Avrei potuto non farcela e forse ho avuto anche fortuna, ma certo nulla sarebbe successo se mi fossi autogiustificato con un “c’è crisi”.
Come iniziare a fare il travel blogger e vivere viaggiando
Quali sono gli step fondamentali, da non trascurare, per chi sente sia arrivato il momento di cambiare vita e come farlo in modo strategico, così da non finire a vivere viaggiando… sotto ad un ponte?
In parte ho già risposto, ma a livello strategico il primo pezzo è staccarsi da un lavoro che implica presenza fisica e capire se ci si riesce ad autogestire a lavorare in autonomia.
Non è una cosa per tutti. Come stiamo vedendo in questo periodo, pochissime persone sono capaci di gestire lo smartworking senza perdersi.
Lavorare a distanza è stupendo, ma ha uno svantaggio: contano i risultati.
Per cui mentre si può andare in ufficio e perdere tempo per una giornata, a distanza il risultato è zero.
Una volta capito che lo si può fare e iniziato a trovare qualche lavoretto o commessa, staccarsi dal lavoro fisico non è così folle.
Come guadagnarsi da vivere viaggiando
Molti chiedono ai travel blogger dove trovano i soldi per viaggiare e la risposta corale è sempre la stessa: rivedere le proprie priorità e destinare di conseguenza le risorse economiche. Come possiamo, a livello pratico, capire quanto davvero costa il nostro stile di vita ideale?
Anni fa andavano di moda dei processi di lavoro per i quali prima si elencavano le cose necessarie per vivere e la spesa mensile, e su queste si “modulava” il lavoro da fare. Personalmente non mi sono mai piaciuti questi approcci, perché sono estremamente rischiosi.
Nel senso che non bisogna guadagnare quanto serve per vivere. Bisogna guadagnare di più e chiunque dica il contrario ci mette a rischio.
In un contesto come il nostro, dove persone come me e te non sanno se effettivamente prenderanno una pensione, è un obbligo di responsabilità personale quello di non bruciare tutto quello che si guadagna.
Quindi la soluzione è non viaggiare?
Assolutamente no. Nel 2020, una volta superata la follia causata dal COVID-19 che stiamo vivendo, non ci sono scuse. Si lavora VIAGGIANDO.
Io ho sempre abitato in giro per il mondo. Ho sempre lavorato da remoto. Mi sono sempre pagato tutto con un portatile e un po’ di sudore. Per chiunque voglia ci sono decine di lavori che si possono fare viaggiando.
Molto banalmente, andando su portali come UpWork o su altri siti di freelancer si possono trovare lavoretti compatibili con una vita da perpetual traveler per iniziare, e poi si può crescere e continuare a vivere viaggiando.
Fino ad un paio di anni fa passavo l’intera estate con la famiglia in California. Mi svegliavo alle 5. Lavoravo con i miei clienti europei fino alle 9 e poi via in giro con moglie e figlio. Ho sempre preferito fare due mesi e mezzo così che due settimane di zero lavoro.
Minimo sforzo massima resa
Ho trovato molto interessante l’idea di quella che definisci la “dose minima consigliata”. Ci spieghi di cosa si tratta e come è applicabile ad una professione come quella del travel blogger?
Spiego brevemente per chi non capisce la citazione. 😀 Dose minima consigliata significa la quantità minima di azione che serve per muoversi verso un risultato.
Nel travel blogging potremmo portare questa idea su un elemento come la creazione di un ritmo di lavoro e di produzione di contenuti.
Mio figlio ha 9 anni ed è un grande appassionato di youtuber americani. I suoi preferiti sono tre: Preston, Unspeakable e DanTDM. Questi ragazzi hanno milioni e milioni di views per ogni video. Allora lui si è deciso ad emularli, però ha presto scoperto che il suo video di views ne ha fatte solo 100, ed in realtà solo perché l’ho passato ai miei amici. Quando si è intristito, gli ho spiegato che, prima di capire se la cosa funzionava o meno per lui, si doveva impegnare per un anno a fare almeno:
- un video a settimana
- dieci commenti sensati sotto i video delle sue star a settimana
Non è tanto lavoro. Ma composto genera risultati.
Multitasking no grazie
Il multitasking è stato per anni indicato negli uffici di mezzo mondo come una qualità personale desiderata e desiderabile. Perché pensi che il multitasking sia in realtà nemico della nostra efficacia personale?
Due giorni fa chiacchieravo con il Prof. Vercelli, il maggior esperto di Psicologia dello Sport in Italia, Psicologo ufficiale del Coni e direttore dell’area psicologica della Juventus.
È un vero luminare con una quantità di ricerca alle spalle capace di dare supporto ad ogni tesi. Nella sua esperienza non esiste nessun campo nel quale il multitasking aiuta le persone. Non è una opinione. Si basa su test e ricerche scientifiche.
Chi siamo noi per dirgli il contrario? 😀
Qual è il tuo valore di mercato
Nel tuo libro Efficacia Personale fai riferimento a tre abilità chiave: comunicare con ampiezza, vendere, imparare ad imparare. Perché è essenziale fare proprie queste qualità per raggiungere gli obiettivi lavorativi e personali?
Iniziamo dall’ultima. Nello scenario odierno non si può pensare di fare un lavoro per il quale si è studiato all’università. Vuoi avere una carta di credito con massimale illimitato per girare il mondo? Devi cambiare, apprendere nuove abilità, riciclare la tua professionalità. E farlo velocemente.
Questo vale a due livelli. Sia per poter aggiornare quello che si fa ed avanzare professionalmente come travel blogger (nuovi strumenti, tecniche, tecnologie, piattaforme, etc.). Sia per poter essere capace di avere una professionalità da vendere e riuscire a vivere viaggiando.
Vendere? Lo devo spiegare? Controlla le tue tasche. Ogni singola monetina che hai è lì perché qualcuno a ritenuto che un servizio o un prodotto che gli offri, oppure il tuo tempo, vale di più dei soldi che ti ha trasferito.
Quindi, di fatto, tutto quello che hai dipende dalla percezione che le altre persone hanno di quanto vale quello che gli dai.
Vendere è un’abilità duplice:
- devi imparare a dare quanto più valore possibile agli altri.
- devi imparare a farlo percepire come valore.
Lo stress di molti è quando vedono persone meno competenti che hanno più successo di noi. Capita pure a me. E la risposta è sempre che ho fatto bene il primo punto e meno il secondo :D.
Quanto a comunicare con ampiezza… beh scusa chi più del Travel Blogger deve essere capace di interagire con culture e persone diverse? Una delle doti più belle nelle persone è l’adattabilità.
Io sono abbastanza flessibile e posso tranquillamente dialogare con il banchiere a New York (ci ho abitato) o con il parcheggiatore abusivo in Marocco (ho abitato pure lì). E quando vedo persone che sono molto più flessibili di me in questo, sono sempre estremamente affascinato.
Questa dote, che potrebbe anche essere trascurabile in altre professioni, per un Travel Blogger è vitale.
Happiness is only real when shared
Nel tuo libro fai riferimento alla storia di un viaggiatore solitario statunitense, Christopher McCandless, protagonista del libro e del film di viaggio Into The wild. In particolari citi la frase “Happiness is only real when shared“. Perché il senso di connessione è importante?
Perché è l’unica cosa che conta. Come nel film, basta una semplice carrellata nel passato per capire come i ricordi più piacevoli sono quelli con altre persone.
Ricordi la figuraccia nel ristorante Etiope ormai quasi 15 anni fa?
Io non ricordo quanto guadagnavo. Ricordo a malapena che macchina avevo e di certo non ricordo quali vestiti o scarpe alla moda indossavo. Ma quel momento si. Volevo sprofondare sotto il tavolo dalla vergogna per la battuta fatta da quel nostro amico. 🙂
Il sapore del successo
Ultima domanda. Da cosa capiremo di avercela davvero fatta?
Quando tutto andrà di merda. Ma tutto tutto. Eppure non tornereste mai indietro a cambiare nulla. Almeno per me è così.
Ringraziando Piernicola De Maria per il tempo che ci ha dedicato, vi lascio con una frase che ho sentito e che, oggi come ieri, guida sempre le mie decisioni: “Non ti chiedere che cosa succede se cambi, chiediti che cosa succede se non cambi!”.
Guida al Travel blogging
Sei pronto a cambiare la tua vita e a vivere l’avventura dei viaggi? Hai mai sognato di diventare un travel blogger e un travel influencer, esplorare il mondo e condividere le tue esperienze con una vasta community di viaggiatori online? Beh, io l’ho fatto, e adesso ti chiedo: sei pronto a fare lo stesso? Sono una Consulente in Marketing e Comunicazione crossmediale, e ho lasciato il mio impiego fisso per lavorare come freelance nel mondo del marketing e seguire la mia passione per i viaggi. Oggi sono una Travel blogger e una Travel influencer, e non mi sono mai guardata indietro. Il mio blog raggiunge oltre 80.000 lettori al mese, e nel 2022 ho toccato il traguardo di un milione di persone coinvolte attraverso il blog e i social network connessi. Se anche tu vuoi scoprire come ho trasformato la mia passione in un lavoro gratificante, allora continua a leggere questa Guida al Travel blogging. Preparati a esplorare nuovi orizzonti e a creare connessioni con una community globale di viaggiatori entusiasti. Lascia che ti mostri il percorso che ho seguito, e poi sarai tu a decidere se vuoi intraprendere questa straordinaria avventura. 😉

Guida al Travel Blogging di Le Cosmopolite
Vuoi diventare un travel blogger e vuoi sapere di più sulla professione del travel blogging? Ti consiglio di leggere la Guida al Travel Blogging di LE COSMOPOLITE, una raccolta di articoli che ti permetterà di capire, passo dopo passo, le mille sfaccettature di questa professione, che non riguarda solo il viaggiare, ma che abbraccia tutte le sfumature del marketing, della comunicazione, delle pubbliche relazione e della crossmedialità.
Leggi la Guida del Travel Blogging di LE COSMOPOLITE.
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