Si sente parlare molto dell’impatto che il turismo di massa ha sul clima ed il cambiamento climatico. La confusione è tanta e certo il bombardamento mediatico, che dice tutto ed il contrario di tutto, non aiuta. Il turismo è davvero una della cause principali del cambiamento climatico in atto? L’ho chiesto al meteorologo Claudio Castellano, segretario generale della Società Meteorologica Italiana e voce autorevole della rivista Nimbus e Nimbus.it.
Cambiamento climatico e turismo
Il cambiamento climatico è uno dei problemi più urgenti e sfidanti che la nostra società affronta oggi. È una minaccia globale che riguarda tutti noi, indipendentemente da dove viviamo o cosa facciamo. Nel corso degli ultimi decenni, abbiamo assistito a un aumento significativo delle temperature globali, accompagnato da fenomeni estremi sempre più frequenti, come ondate di calore, tempeste, inondazioni e siccità. Questo fenomeno è principalmente causato dalle attività umane, con le emissioni di gas serra provenienti dalle industrie, dai trasporti e da altre fonti antropiche che accumulano nell’atmosfera, intrappolando il calore e provocando l’effetto serra. Le conseguenze sono evidenti: lo scioglimento dei ghiacci polari e dei ghiacciai, l’innalzamento del livello del mare, l’acidificazione degli oceani e la perdita di biodiversità, solo per citarne alcuni. Oltre agli impatti ambientali, il cambiamento climatico colpisce anche l’economia, la salute umana e le comunità vulnerabili in tutto il mondo. Agricoltura, turismo, approvvigionamento idrico e infrastrutture sono solo alcuni settori che possono subire gravi conseguenze a causa dei cambiamenti climatici. Tuttavia, mentre la situazione può sembrare scoraggiante, esiste ancora la speranza di affrontare questa sfida colossale. La cooperazione internazionale, la ricerca scientifica e l’adozione di politiche adeguate possono svolgere un ruolo fondamentale nel mitigare gli effetti del cambiamento climatico e nell’adattarci a un futuro più sostenibile. Solo attraverso sforzi collettivi e azioni concrete possiamo sperare di preservare il nostro pianeta per le generazioni future. Il cambiamento climatico richiede una risposta globale, ma ognuno di noi ha un ruolo da svolgere nella salvaguardia del nostro ambiente e nella costruzione di un futuro più sicuro e prospero per tutti. Come vedremo nell’intervista di seguito l’impronta del turismo globale sul cambiamento climatico è innegabile e quindi ogni viaggiatore deve iniziare a muoversi in modo consapevole.
Emergenza ambientale
Tra i segnali di allarme lanciati dal National Center for Climate Restoration australiano, che indicano il 2050 come anno limite entro cui agire per limitare le conseguenze più disastrose del climate change; i “Fridays For Future” di Greta Thunberg e la lettera indirizzata al segretario generale delle Nazioni Unite da 500 scienziati, che affermano che non c’è nessuna emergenza climatica, la confusione è tanta. Claudio, ci puoi fare un po’ di chiarezza?
Questa confusione dobbiamo dire che è del tutto confinata nel dibattito giornalistico e social; la quasi totalità della comunità scientifica è in realtà concorde nell’affermare che il cambiamento climatico in atto è un’emergenza ambientale ormai grave ed è concorde sul fatto che bisogna intervenire tempestivamente per arrestare il surriscaldamento della terra prima di arrivare al collasso, costruendo un’economia che neutralizzi le emissioni di CO2 entro il 2050. Le poche voci discordanti, spesso provenienti da personalità nemmeno specializzate in campo climatologico, riescono tuttavia ad avere un risalto mediatico eccessivo.
Sciopero globale per il clima
La campagna giovanile dello sciopero globale in atto contro i cambiamenti climatici costituisce una sorta di risveglio delle coscienze e stupisce chi utilizza metodi denigratori per sminuirla o annullarla; la svolta ecologica chiesta a gran voce da milioni di giovani che hanno manifestato sarebbe da perseguire comunque, cambiamenti climatici o no, al fine di migliorare anche la salute di tutti e ridurre l’incidenza di patologie connesse all’inquinamento.
Capire il cambiamento climatico
Cerchiamo di capire di più l’attuale cambiamento climatico. Il surriscaldamento della Terra è naturale o no?
Le persone che sostengono che il clima del nostro pianeta è cambiato più volte, con periodi più caldi e più freddi causati da fattori naturali, dimenticano di aggiungere un’ulteriore informazione. Questi cambiamenti climatici non sono mai stati così veloci come negli ultimi 20 – 30 anni.
Emissioni di CO2
L’attuale surriscaldamento globale è chiaramente dovuto al massiccio inserimento nell’atmosfera di CO2, le emissioni di anidride carbonica e alle attività umane. Lo confermano innumerevoli studi ed elaborazioni modellistiche; e in questo caso stiamo parlando di lavori in “peer-review”, ovvero soggetti a rigide valutazioni di commissioni scientifiche che ne valutano la consistenza. Ebbene il 97 % di questi lavori è concorde nell’associare l’attuale trend climatico alle attività umane e ci sono evidenze molto forti che il cambiamento del clima terreste è sempre più significativo; lo evidenziano le misure dirette dell’innalzamento termico medio dell’aria, della temperatura superficiale e sotto-superficie degli oceani, le variazioni del livello marino, le riduzioni dei ghiacciai.
CO2 cos’è
Ci spieghi cosa è la CO2 e perché ha un’impatto negativo sulla Terra?
L’anidride carbonica è un gas che si forma nei processi di combustione. In età pre-industriale la concentrazione di anidride carbonica (CO2) nell’atmosfera era di circa 280 ppm (parti per milione), oggi ha sfondato il tetto dei 415 ppm. Tutto questo non è naturale. Siamo stati noi a causare questo cambiamento, che porta ad effetti climatici disastrosi.
Potremmo dire che la Terra è come il corpo umano, ha un suo equilibrio termico che resta più o meno costante intorno ai 15°. Oggi abbiamo registrato dal periodo pre-industriale l’innalzamento di quasi un 1 grado della temperatura terrestre e, se non si prendono le giuste precauzioni, si arriverà molto probabilmente a registrare un + 5 gradi, comprensivi anche del processo di “long term carbon feedback”, entro il 2100, con una situazione ambientale di alta criticità.
Oggigiorno le zone del pianeta che stanno accusando maggiormente questa oscillazione climatica sono il Polo Nord ed il Polo Sud, dove si registrano spesso anomalie termiche eccezionali, con 5 e fino a 10 gradi e più alla norma, con conseguenze catastrofiche sulla tenuta delle calotte polari e degli ecosistemi.
Turismo di massa e inquinamento
Il turismo di massa è diventato un fenomeno sempre più diffuso e influente nel mondo contemporaneo. Con il crescente accesso ai viaggi e la facilità di spostamento, milioni di persone si riversano in destinazioni turistiche popolari ogni anno, cercando di scoprire nuovi luoghi, culture e esperienze. Tuttavia, il crescente afflusso di turisti verso alcune delle mete più conosciute ha sollevato preoccupazioni riguardo all’impatto ambientale, in particolare in relazione all’inquinamento. L’inquinamento associato al turismo di massa è una realtà che non può essere ignorata. La crescente richiesta di infrastrutture turistiche, come alberghi, ristoranti e strutture di intrattenimento, ha spesso comportato la conversione di aree naturali in ambienti artificiali, con conseguente perdita di habitat e biodiversità. Inoltre, l‘aumento del traffico veicolare, inclusi gli autobus turistici, le automobili a noleggio e i voli aerei, ha portato a un aumento delle emissioni di gas serra e dell’inquinamento atmosferico. Le località turistiche costiere e le isole sono particolarmente vulnerabili all’inquinamento dovuto alla gestione inefficiente dei rifiuti, al consumo eccessivo di risorse naturali e all’inquinamento delle acque marine. Il turismo di massa può anche provocare congestioni, sovraffollamento e degrado delle attrazioni turistiche, portando a impatti negativi sulla qualità della vita delle comunità locali. Tuttavia, è fondamentale sottolineare che il turismo non è intrinsecamente dannoso per l’ambiente. Al contrario, può essere un’importante fonte di sviluppo sostenibile se gestito in modo responsabile. L’adozione di pratiche turistiche ecocompatibili, come il turismo sostenibile e l’ecoturismo, può contribuire a ridurre l’impatto ambientale negativo. Ciò implica un equilibrio tra le esigenze dei visitatori e la conservazione delle risorse naturali e culturali locali. Il turismo di massa e l’inquinamento sono tematiche strettamente connesse che richiedono azioni concrete e consapevolezza da parte dei governi, delle industrie turistiche, dei viaggiatori e delle comunità locali. Solo attraverso un approccio collaborativo e responsabile possiamo sperare di proteggere e preservare le meraviglie del nostro pianeta per le generazioni future, garantendo un turismo sostenibile che possa continuare a essere una fonte di ispirazione e scoperta senza compromettere la bellezza e la vitalità del nostro ambiente naturale.
Quanto si inquina viaggiando
Il turismo di massa impatta davvero in modo negativo sul cambiamento climatico del nostro pianeta?
L’impronta del turismo globale sul cambiamento climatico è innegabile. Secondo un recente studio pubblicato su “Nature Climate Change” da Arunima Malik e colleghi dell’Università di Sydney, in Australia, il turismo è responsabile di una produzione di anidride carbonica pari all’8% delle emissioni totali. E’ quindi essenziale che il mondo dei traveler per business e per piacere prenda coscienza di questo fatto e faccia scelte consapevoli.
Cause del cambiamento climatico correlate ai viaggi
Lo studio dell’Università di Sydney ha considerando non solo le emissioni strettamente correlate ai mezzi di trasporto, ma anche quelle delle infrastrutture, della vendita al dettaglio, del consumo di cibi e bevande legati al turismo. Tra tutte queste voci, che sono tra le cause del cambiamento climatico, quale possiamo indicare come la più impattante sull’ambiente?
Le emissioni di CO2 dei voli aerei
In ambito travel sono i voli aerei quelli ad inquinare di più. Per questo è stata lanciata la campagna “flight shaming“, che vede l’attivista Greta Thunberg come una delle maggiori portavoce. Di fatto la sensibilizzazione ad utilizzare meno l’aereo sta avendo effetto e già un 27% dei viaggiatori si dichiara pronto ad impegnarsi a diminuire i voli aerei a favore di altri mezzi di trasporto e altri tipi di viaggio, come quelli a piedi o il cicloturismo.

Viaggi d’affari ed emissioni di CO2
Dal canto nostro, noi di Nimbus, ci stiamo già impegnando in questo senso, scegliendo anche di non fare inutili viaggi di lavoro, privilegiando e sollecitando ove possibile incontri in videoconferenza. Allo stesso modo le attività d’ufficio e di previsione le abbiamo organizzate in remoto riducendo gli spostamenti quotidiani per il lavoro. Pensate a quante emissioni di CO2 si potrebbero evitare, diventando viaggiatori consapevoli anche nella nostra vita lavorativa.
Io stesso amo viaggiare, ma cerco di evitare tratte aeree più lunghe di quelle che dovrei effettivamente percorrere per raggiungere la mia destinazione. Spesso i motori di ricerca di voli aerei ci propongono soluzioni più economiche con scali che ci allungano il chilometraggio totale. In linea generale l’esplosione di voli a basso costo ha migliorato la vita a molti viaggiatori, ma l’ha peggiorata all’ambiente. Se proprio non vogliamo privarci di qualche spostamento in aereo, cerchiamo di compensare le nostre emissioni in eccesso. Come? Privilegiando il treno ad alta o bassa velocità all’aereo e all’auto nelle tratte entro i 500-700 km, usiamo meno possibile l’auto in città e più la bici o gli spostamenti a piedi, in modo da ridurre la nostra impronta sull’ambiente nella vita quotidiana. In molte località è ora possibile utilizzare mezzi in condivisione (bike sharing, car sharing anche elettriche). Inoltre, che ci si trovi in viaggio o no, scegliamo meno imballaggi nei nostri acquisti, più acqua in borraccia e meno bottigliette e prodotti usa e getta.

Decarbonizzazione dell’economia
Claudio, mettiamo il caso che fosse possibile premere un pulsante in questo preciso istante ed azzerare immediatamente le emissioni di CO2 prodotte dall’uomo. L’immediata decarbonizzazione su scala mondiale che effetto avrebbe?
Se riusciamo a cambiare velocemente rotta, puntando ad un’economia a zero emissioni di CO2, l’innalzamento della temperatura terrestre di 2 gradi sembra essere comunque inevitabile. E l’obiettivo per evitare ciò è arrivare al 2050 con un bilancio di CO2 neutro a livello globale.
Cambiamenti climatici
Se l’innalzamento di due gradi della temperatura terrestre è inevitabile, saranno inevitabili anche dei cambiamenti climatici. Cosa ci dobbiamo aspettare?
Se abbiamo molte conferme sull’entità dell’aumento termico e sulle sue cause, non siamo ancora in grado di prevedere con precisioni a quali effetti andremo incontro. Trascurando ora gli scenari apocalittici da film Hollywoodiano, è molto probabile che già l’attuale generazione dovrà fare i conti con fenomeni estremi più frequenti. Il segnale dei cambiamenti climatici ha subito una vistosa accelerazione negli ultimi 10 anni e secondo le previsioni modellistiche un’ulteriore accentuazione si avrà già entro i prossimi 10 anni. Gli episodi di freddo intenso non scompariranno del tutto, ma saranno meno duraturi e frequenti; al contrario le ondate canicolari saranno sempre più intense e frequenti. Va sottolineato che questi eventi già in anni recenti hanno provocato migliaia di decessi.
La generazione degli anni 70-80 del secolo scorso ha già potuto avvertire sulla pelle questo cambiamento, senza necessità di scomodare conferme modellistiche. Ebbene un cambiamento così imponente e rapido nell’arco di 30 anni è la dimostrazione che non ci troviamo di fronte a un’evoluzione naturale.
Migranti climatici
Purtroppo questi cambiamenti avranno anche conseguenze geo-politiche perché ai migranti economici si aggiungeranno i migranti climatici; in parte già oggi sta avvenendo.
Turbolenze e voli aerei
Tornando ai voli aerei vi segnalo anche che alcuni studi recenti evidenzierebbero tra le conseguenze dei riscaldamento globale anche un incremento delle turbolenze; dunque aspettiamoci via via voli sempre più disturbati e ballerini.
Cambiamento climatico e itinerari di viaggio
Il turismo come si colloca in questo scenario?
Anche il turismo verrà inevitabilmente toccato da questi cambiamenti climatici. Per fare qualche esempio pratico: alcune destinazioni sciistiche scompariranno, alcune zone diventeranno desertiche e altre troppo calde ed aride per attrarre il pubblico dei viaggiatori. Dall’altra parte, come in tutte le cose, ci saranno anche delle aree che diventeranno nuove mete turistiche appetibili.

Cambiamento climatico cosa fare?
Claudio, terminiamo con un’ultima domanda. Decarboninizzare l’economia è possibile?
E’ possibile se alle azioni individuali si sommeranno decisioni politiche e dell’impresa. Basti pensare a quello che è successo con il buco dell’ozono. Tra i gas di origine antropica quello maggiormente responsabile dell’erosione dell’ozonosfera è il CFC-11 o freon, utilizzato come fluido refrigerante fino all’inizio degli anni 90 del secolo scorso. L’emissione di questa sostanza in atmosfera è stata bandita da un trattato, il Protocollo di Montreal, entrato in vigore nel gennaio 1989. Grazie alla cooperazione tempestiva di tutti i Paesi e a leggi adeguate, si è arrivati ad arginare il problema.
Noi cittadini, nel nostro piccolo, possiamo sicuramente influenzare l’operato delle aziende con le nostre scelte di acquisto e uno stile di vita consapevole, ma sono i nostri Governi e politici che devono cooperare in modo proficuo per salvaguardare la Terra, come avvenne per fronteggiare il buco dell’ozono. Quindi la politica deve fare la sua parte, ma questo non deve deresponsabilizzare l’azione individuale: rammentiamoci che se oggi i supermercati sono pieni di frutta e verdura imballata nella plastica è perché il consumatore ha premiato quella scelta aziendale. .