Libertà, aria aperta, avventura, smart working, sembrano essere queste le parole chiave che identificano una nuova ondata di nomadi digitali e travel blogger, che approfittano delle gioie delle nuove tecnologie per lavorare da remoto e vivere viaggiando. Il design, pensato per rispondere ad una precisa domanda che muta velocemente, proprio come il concetto di casa, si fa quindi nomade anche lui, aprendo le porte ha una nuova generazione di oggetti di arredamento “erranti”.
Design nomade
Strutture essenziali, pieghevoli e compatte: che si tratti di mobili od oggetti di arredo, sino ad arrivare a delle vere e proprie micro-case, il concetto non cambia. Il design deve essere in grado di seguire i nomadi digitali ed i viaggiatori lungo il cammino! Molte aziende di design e arredamento, ma anche aziende di valigeria e moda, hanno creato oggetti ideali per chi ama viaggiare.
Il design nomade sfrutta l’effetto pop-up!
Oggi qui, domani là, dopo domani in un van e per il fine settimana in una tiny house…il movimento è fluido e gli oggetti che ci accompagnano devono essere multifunzionali, facili da muovere e capaci di adattarsi agli spazi (generalmente piccoli) che, di volta in volta, ci troviamo ad occupare durante la vita in viaggio.

Dai brand più chic ai giovani designer, tutti si riscoprono un po’ nomadi…chi per necessità di mercato, chi perché la vita nomade la vive ogni giorno sulla propria pelle e quindi si spreme le meningi per trovare soluzioni sempre più smart, proprio come lo è il suo stesso modo di vivere.

Ci si può preparare un buon pranzetto camminando per strada con la pentola Solari di Bodin Hon.

Si “fa fagotto” in un attimo con Settled-Nomads di Teresa Palmieri.
Da due borsoni si ricava un intero arredo con Itaca di Elena Bompani o con strutture modulari e multifunzione come quelle progettate dai designer Natalia Geci e Libero Rutilio.

E per chi vuole essere ancor più leggero c’è sempre il caro e vecchio “zainone” con sacco lenzuolo e sacco a pelo… 😉